Musical Mirror
philosophical and poetic thoughts on music
Musica Incosciente
In quale situazione viene azzerata ogni differenza tra dilettante musicale, compositore, virtuoso o semplice ascoltatore?
Ognuno di essi rappresenta una diversa evoluzione o meglio un diverso gradino di quello che possiamo intendere come percorso di apprendimento tecnico, concettuale, filosofico e immaginifico legato alla musica.
Ognuno di noi abita un proprio giardino simbolico ed estetico che si relaziona quotidianamente con il mondo immateriale del suono e della musica in ogni sua manifestazione.
Pensiamo a Pitagora, disturbato dal martellare di alcuni fabbri, ad un certo punto ascolta qualcosa di consonante ed intuisce le relazioni armoniche degli elementi che formano una scala musicale;
pensiamo a quanto tempo ci sia voluto prima che quel battere sull’incudine potesse essere nuovamente concepito come musica nel ‘900.
Eppure esiste una condizione creativa in cui Pitagora, John Cage (forse uno dei migliori nel miscelare creazione e ascolto), Debussy o il fabbro stesso che batte possono essere accomunati.
La situazione a cui facciamo riferimento è quella determinata situazione in cui la creatività si mostra senza il volere del creatore, ovvero parliamo della creazione incosciente.
Una condizione in cui la musica appresa, quella ascoltata, i suoni che ci circondano si alterano a poco a poco dentro di noi e tutto si ricompone e mescola come un capriccio della mente e della memoria.
Questo mescolare e confondere le acque può essere a tutti gli effetti catalogato come atto creativo.
Alcune di queste mescolanze hanno una straordinaria coerenza musicale, tanto da poter essere considerate vere e proprie creazioni.
Spesso queste manifestazioni hanno natura melodica e monodica, chi non ha mai provato la sensazione di canticchiare qualcosa e non ricordare cosa sia, probabilmente in quel frangente stiamo “ricomponendo” un brano in maniera incosciente.
Dobbiamo pensare alla memoria musicale come un contenitore decisamente ampio e vasto, perciò soggetto ad una instabilità molto frequente ed un elevato grado di dissoluzione, dissociazione e ricreazione.
Perciò capita di conservare materiale sonoro incoerente oppure ricordi frammentati, non aiuta la velocità dei mezzi di comunicazione, che spalmano nelle nostre orecchie un infaticabile ed infinito sottofondo sonoro dove l’unico filo conduttore è l’educazione al consumo di beni non necessari.
Portiamo con noi canzoni, musiche, voce dei conoscenti, rumori del nostro quartiere, animali, i suoni della nostra casa, dell’automobile, il mercato, il vento, l’acqua etc..etc..
Capita di mescolare tutto questo mondo sonoro in intuizioni più o meno geniali.
Più tutto il mondo musicale che ci circonda esce da noi diverso da come è entrato e più siamo propensi a chiamarla creazione o composizione.
Rimane comunque un dato di fatto, che in maniera incosciente, tutti noi siamo capaci di mescolare e centrifugare il suono che ci circonda in nuove creazioni musicali.
Se guardiamo le cose da questo punto di vista, allora, quale sarebbe il compito di un bravo compositore?
In primis cercare di creare sempre più punti di contatto, ponti, con il suo inconscio, con la sua natura profonda e con l’onirico, in secondo luogo essere costantemente un’antenna recettiva ed ascoltare il mondo con consapevolezza e curiosità.
In ultimo, ma probabilmente compito più arduo e difficile, cercare di decifrare i simboli che ci circondano, che rappresentano il passepartout tra l’interiore e l’esteriore, tra microcosmo e macrocosmo e tutti gli infiniti universi paralleli che la nostra creatività può accogliere.
Ragionamento libero su un capitolo de
Psicologia Musicale di Mario Pilo (1904)